Oggi… quattordici anni fa

Me lo ricordo ancora, il 19 luglio del 1992.

Ero sperduta con il mio reparto scout ai limiti del Parco Nazionale d’Abruzzo, quando arrivò l’assistente con la notizia.
E non ci volevo credere.
Mi sembrava che l’uccisione di Falcone fosse ancora troppo vicina perché la mafia rialzasse il tiro, e invece…

Per anni, ho avuto la sensazione che la morte di Borsellino fosse come posta in secondo piano, nella memoria collettiva, rispetto a quella di Falcone. I cortei che il 23 maggio sfilavano fino all’Albero Falcone, coperto di fazzolettipizzini e disegni, erano molto più numerosi di quelli che, il 19 luglio – complice forse una città svuotata dalla canicola estiva – raggiungevano via D’Amelio.

Oggi, quattordici anni dopo, il ricordo è ancora vivo? Trovo delle tracce qui, e spero non sia troppo poco.

Spero che  ci sia ancora chi, magari in silenzio, continui a ripetersi "LE VOSTRE IDEE CAMMINANO SULLE NOSTRE GAMBE". Anzi, so – per fortuna – che c’è.

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5 risposte a Oggi… quattordici anni fa

  1. Effe ha detto:

    a volte, per camminare, è la strada che manca

  2. riccionascosto ha detto:

    Herr Effe, a volte però non serve neanche una strada, basta camminare avendo in mente la direzione da prendere. In fondo i sentieri (e le strade, poi), non sono altro che passi dietro altri passi.

    Anonimo (Giocatore?), grazie. E’ vero, a volte per ricordare non servono troppe parole.

  3. BBSlow ha detto:

    E’ che, con la morte di Falcone, tutti quanti sapevamo che anche Borsellino era già morto (e lui, a differenza dei personaggi di Lucarelli, lo sapeva). Se non sbaglio, dalle tue parti, si dice “un morto che cammina”.
    Così il suo sacrificio è stato solo un timbro, un suggello a una cosa che, nell’animo di tutti, era già successa.
    Ma questo comporta che, ancora oggi e per sempre, ricordare l’uno senza ricordare l’altro è impossibile. Ogni volta che si nomina Borsellino la mente corre a Falcone, e viceversa.
    L’importante, appunto, è che si trovino sempre nuove gambe, per continuare a camminare.

  4. riccionascosto ha detto:

    Slow, il “morto che cammina” poteva valere quando era in vita, ma io parlo proprio di “diversa sensibilità”, anche se spesso i due nomi sono associati.
    Non so spiegarti, è una cosa che si respira nella città.

    (Ma l’importante, come dici tu, è continuare a camminare)

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