Me lo ricordo ancora, il 19 luglio del 1992.
Ero sperduta con il mio reparto scout ai limiti del Parco Nazionale d’Abruzzo, quando arrivò l’assistente con la notizia.
E non ci volevo credere.
Mi sembrava che l’uccisione di Falcone fosse ancora troppo vicina perché la mafia rialzasse il tiro, e invece…
Per anni, ho avuto la sensazione che la morte di Borsellino fosse come posta in secondo piano, nella memoria collettiva, rispetto a quella di Falcone. I cortei che il 23 maggio sfilavano fino all’Albero Falcone, coperto di fazzoletti, pizzini e disegni, erano molto più numerosi di quelli che, il 19 luglio – complice forse una città svuotata dalla canicola estiva – raggiungevano via D’Amelio.
Oggi, quattordici anni dopo, il ricordo è ancora vivo? Trovo delle tracce qui, e spero non sia troppo poco.
Spero che ci sia ancora chi, magari in silenzio, continui a ripetersi "LE VOSTRE IDEE CAMMINANO SULLE NOSTRE GAMBE". Anzi, so – per fortuna – che c’è.
a volte, per camminare, è la strada che manca
http://giocatore.splinder.com/post/8726233/L%27essenzialit%C3%A0+del+ricordare
Herr Effe, a volte però non serve neanche una strada, basta camminare avendo in mente la direzione da prendere. In fondo i sentieri (e le strade, poi), non sono altro che passi dietro altri passi.
Anonimo (Giocatore?), grazie. E’ vero, a volte per ricordare non servono troppe parole.
E’ che, con la morte di Falcone, tutti quanti sapevamo che anche Borsellino era già morto (e lui, a differenza dei personaggi di Lucarelli, lo sapeva). Se non sbaglio, dalle tue parti, si dice “un morto che cammina”.
Così il suo sacrificio è stato solo un timbro, un suggello a una cosa che, nell’animo di tutti, era già successa.
Ma questo comporta che, ancora oggi e per sempre, ricordare l’uno senza ricordare l’altro è impossibile. Ogni volta che si nomina Borsellino la mente corre a Falcone, e viceversa.
L’importante, appunto, è che si trovino sempre nuove gambe, per continuare a camminare.
Slow, il “morto che cammina” poteva valere quando era in vita, ma io parlo proprio di “diversa sensibilità”, anche se spesso i due nomi sono associati.
Non so spiegarti, è una cosa che si respira nella città.
(Ma l’importante, come dici tu, è continuare a camminare)